Parole di vita eterna
Sabato III Settimana di Pasqua
At 9, 31-42 Sal 115 Gv 6,61-69
«Signore, da chi andremo?». Pietro pronuncia una professione di fede sincera, una parola schietta, totale. Eppure più tardi, durante il rinnegamento, capirà che anche tutta la sua buona volontà non basta a contrastare paura e sgomento. La fede comporta certamente disponibilità e adesione. Tuttavia la nostra carne è fragile. È lo Spirito che dà la vita, dice Gesù. Invochiamo lo Spirito Santo nelle nostre giornate? Perché è Lui che ci consente di vivere davvero, che impedisce di “andarcene anche noi”. Lo Spirito è luce di verità che scomoda, inquieta, interroga le nostre coscienze. Ma poi illumina e dà forza alle scelte, trasforma lo sguardo sui fatti della vita e sugli altri. Lo Spirito è la vita eterna di cui parla Pietro, è la vita del Padre che agisce nella nostra piccola, povera realtà. La rende stabile, gioiosa e forte.
“Solo tu hai parole di vita eterna”.
Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano [FF 655]
«Quando lo spirito – diceva – si intiepidisce e si raffredda gradatamente, è inevitabile che la carne e il sangue cerchino ciò che è loro proprio. Che cosa rimane infatti quando l’anima non trova più i suoi piaceri, se non che la carne si rivolga ai suoi? Allora l’istinto naturale maschera il momento della necessità e la mentalità carnale forma la coscienza».
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