Come fiaccole…
L’immagine della sentinella è quella che più mi suggestiona in questo giorno tutto incentrato sul simbolo della luce. La sentinella che scruta e aspetta facendosi voce di speranza e liberazione per altri, quando scorge l’alba e chiama a raccolta le forze del giorno: la passione, la fatica, il sogno, l’impegno di uomini e donne che abitano la vita, abitano il tempio dell’esistenza, capaci di attendere, fare memoria, riconoscere. E al fondo è sempre la luce: ad essa si aspira dalla profondità della notte; è luce il ricordo che richiama la storia del Signore con noi; è luce il rischiararsi del senso dell’ora presente, quando cogliamo la promessa e la fedeltà che Dio accende nell’istante di colui e colei che gli si affida. Dobbiamo spesso imparare a “leggere” la luce! «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino. Ho giurato e lo confermo, di custodire i tuoi precetti di giustizia» (Sal 118): ogni giorno il Signore ci consegna il viatico per il nostro pellegrinaggio, raccontandoci la vita dell’uomo con Lui, la sua giustizia misurata dall’amore. Ogni giorno la Parola ci sussurra – per allenarci all’attenzione – “Accorgiti della Presenza”! Presentiamo allora Colui che è presente al mondo, custodendone la voce e restituendola come luce, segno di contraddizione nell’oscurità, spada che trafigge l’anima: così è la Parola nell’obbedienza di Maria. E riconosciamolo presente, desiderosi di vederlo come Simeone, consolati dall’accoglierlo “tra le braccia”, negli spazi del nostro agire e del nostro sforzo, nell’ansia che è in ciascuno di “andare in pace”, pur “senza allontanarsi mai” dalla sua presenza, tenaci nel servizio come Anna. Dando idealmente la parola a Chiara e Francesco, Alda Merini ci suggerisce, con tutto lo stupore della sua poesia, un’immagine bellissima, luminosa…e vedo così i cristiani in cammino, uomini e donne, piccoli e grandi, ciascuno custode di una scintilla della Sua Santità: «Come siamo stanchi, Chiara,/ di camminare su questa terra/ che non dà luce./Noi siamo due torce d’amore per Dio»,/ ma abbiamo scoperto, divina compagna,/ che se il nostro corpo/ è una prigione con mille sbarre,/ dopo si allarga la valanga del cielo».
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