Resta con noi
Mercoledì fra l’Ottava di Pasqua
At 3,1-10 Sal 104 Lc 24, 13-35
I discepoli di Emmaus e l’uomo alla porta del tempio, hanno molto in comune. L’uomo infermo “viene portato” da altri e vive di elemosina. La sua esistenza è triste, forse non osa neanche sperare in un cambiamento e altri decidono per lui. Anche i due discepoli sono “infermi”. Certo, sono liberi di camminare e partire, anche di lasciarsi sconvolgere da un annuncio. Ma non abbastanza liberi da aderire con il cuore a questo annuncio e credere che il Messia, venuto a liberare Israele, è veramente risorto come aveva detto. Anche loro sono bloccati, neanche loro capaci di alzare lo sguardo e sperare, stolti e lenti come noi… Le parole di Papa Francesco ci aiutano: “Lo scoraggiamento ci rende tristemente cinici. Pensiamo che ogni cosa finisca nel sepolcro. Ma il Signore non è lì: non cercarlo dove non lo troveresti mai. Non è Dio dei morti ma dei viventi. Non seppellire la speranza!”. Posso domandarmi: cosa oggi blocca il mio cuore, come una pietra alla sua imboccatura, impedendo alla luce di Dio di entrare?
Signore Risorto, a noi poveri stolti e lenti di cuore, dona la forza di alzare lo sguardo e osare sperare in Te che sei gioia, pienezza di vita, libertà.
Dal Testamento [FF 111]
E il Signore mi dette tale fede nelle chiese che io così semplicemente pregavo e dicevo: «Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, qui e in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero, e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo».
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