T come… terremoto!
Di fronte ad eventi naturali violenti ed imprevisti, ci sentiamo senza difese: proviamo sulla nostra pelle, e purtroppo qualcuno, talvolta anche troppi, sulla propria vita, cosa significa essere in balia delle forze irrazionali della natura. Valanghe, maremoti, tsunami, terremoti, alluvioni, eruzioni vulcaniche, hanno sempre fatto paura all’uomo. Il quale qualche volta c’ha messo anche del suo, non ascoltando segnali premonitori, costruendo irresponsabilmente le proprie case in zone a rischio, non rispettando le caratteristiche e i fragili equilibri del territorio. Sentendosi padrone, più che custode. Sia nell’Antico come nel Nuovo Testamento il terremoto è spesso associato a rivolgimenti catastrofici. Segno di qualcosa che finisce e qualcos’altro che comincia. «L’Agnello aprì il sesto sigillo, e vi fu un violento terremoto» (Ap 6,12), «Nella mia gelosia e nel mio furore ardente io vi dichiaro: In quel giorno ci sarà un grande terremoto nella terra d’Israele» (Ez 38,19), e via dicendo. Notizie di terremoti storici ci arrivano però anche dalla stessa Sacra Scrittura. Le visioni del profeta Amos, per esempio, risalgono «al tempo di Ozia, re di Giuda, e al tempo di Geroboamo, figlio di Ioas, re d’Israele, due anni prima del terremoto» (Am 1,1), e cioè alla metà dell’VIII sec. a.C.
Nella Bibbia, piuttosto, il terremoto è segno della presenza “dirompente” di Dio: è come se la terra si scuotesse perché incapace di “reggere” tanto peso. La presenza di Dio “destabilizza” l’uomo, gli dà vertigini da capogiro! «Il Signore regna: tremino i popoli. / Siede in trono sui cherubini: si scuota la terra» (Sal 99,1), assicura il salmo, ma già sapevamo dalla teofania sul Sinai che durante la discesa di Dio «tutto il monte tremava molto» (Es 19,18)! Anche se al disilluso Elia, ed esattamente sullo stesso monte di cui prima, toccherà scoprire che «il Signore non era nel terremoto», tanto quanto non era nel fuoco né nel vento impetuoso, ma piuttosto in un sussurro di vento sottile (1Re 19,11). E sarà nuovamente e significativamente un terremoto a preannunziare il Cristo risorto: «Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa» (Mt 28,2). La predilezione di Francesco per il monte della Verna è dovuta proprio a questo: «meravigliandosi delle grandissime fessure e aperture di sassi grandissimi, si puose in orazione; e allora gli fu rivelato da Dio che quelle fessure così maravigliose erano state fatte miracolosamente, nell’ora della passione di Cristo, quando, secondo che dice il Vangelista, le pietre si spezzarono» (FiorCons 2: FF 1906).
E con un terremoto ebbe a che fare anche san Francesco. Frate Martino da Barton raccontava, infatti, «che un frate, che stava pregando a Brescia, nel giorno di Natale fu ritrovato illeso sotto le macerie della chiesa, durante quel terremoto che san Francesco aveva predetto e fatto annunciare dai frati in tutte le scuole di Bologna con una lettera scritta in latino scadente» (Eccleston 39: FF 2460). Fu davvero un terremoto devastante: durò quaranta giorni, e l’epicentro fu la città di Brescia, nel 1222.
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/11)
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