Tutta dedita
Giovedì 30 dicembre, VI giorno fra l’Ottava di Natale
1Gv 2,12-17 Sal 95 Lc 2,36-40
C’è bellezza in questa donna, Anna, che vive quasi tutta la sua vita nella vedovanza che contempliamo come esperienza della Grazia che opera. Trova e restituisce la pienezza e la fecondità della propria vita facendo della propria quotidianità un affaccendarsi “notte e giorno” stando al cospetto di Dio. Completamente dedita ha sostituito alla santità delle cose di una famiglia “i digiuni e le preghiere”. La sua attesa e la sua fede profonde e semplici, le permettono così di riconoscere nel bambino Colui che realizzerà tutte le attese d’Israele. Il frutto sono la consolazione e la gioia profonda nello Spirito Santo che si esprimono nella lode a Dio e nel parlare di Gesù.
Posso chiedermi: come esprimo la mia consolazione data dal riconoscere Gesù nell’affaccendarmi della mia vita?
“Il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1Gv 2,17)
Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano [FF 682]6
Non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente. Ma di quanta dolcezza sarà stato inondato, abituato come era a questi trasporti? Soltanto lui lo sa, io non posso che ammirarlo. Solo chi ne ha esperienza, lo può sapere; ma è negato a chi non l’esperimenta […] Il Padre era solito non trascurare negligentemente alcuna visita dello Spirito: quando gli si presentava, l’accoglieva e fruiva della dolcezza che gli era stata data, fino a quando il Signore lo permetteva. Così, se avvertiva gradatamente alcuni tocchi della grazia mentre era stretto da impegni o in viaggio, gustava quella dolcissima manna a varie e frequenti riprese. Anche per via si fermava, lasciando che i compagni andassero avanti, per godere della nuova visita dello Spirito e non ricevere invano la grazia.
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