Tempo di Dio
Venerdì XXIX Settimana del Tempo Ordinario
Rm 7,18-25 Sal 118 Lc 12,54-59
San Giovanni Paolo II, memoria
C’è un tempo che dobbiamo distinguere tra tutti i tempi. È il tempo della presenza del Signore nella nostra vita che è da custodire. Custodire è l’atto di fissare comparando quanto abbiamo accolto in noi, con quanto invece abbiamo ancora da accogliere di ciò che la storia ci offre. È un esercizio delicato e che necessita di attenzione, di preghiera e di umiltà perché riguarda la coscienza. Il lamento che Gesù rivolge è motivato dal fatto che non mettiamo uguale impegno e diligenza per scoprire i suoi segni rispetto ad altri magari più semplici da capire ma che non incidono profondamente nella vita. Il tempo di Gesù è momento culminante della salvezza perché segna qualcosa di nuovo: la fine del male e dell’oppressione.
“Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà […] Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo lui lo sa!” (Giovanni Paolo II)
Dalla vita prima di Tommaso da Celano [FF 479]
Egli era solito dividere e destinare il tempo che gli era concesso per acquistar grazie, secondo che gli sembrava più opportuno, una parte per il bene del prossimo, l’altra riservata alla beata solitudine della contemplazione. Prese pertanto con sé pochissimi compagni, tra i più intimi e partecipi della sua vita più degli altri, perché lo salvaguardassero dalle visite e dal disturbo degli uomini e fossero custodi amorosi e fedeli della sua quiete. Rimase in quella solitudine per un certo periodo, e avendo con la preghiera intima e la frequente contemplazione raggiunta una straordinaria unione con Dio, bramava sapere che cosa di lui e in lui potesse essere più gradito all’eterno Re.
Lascia un commento
Devi eseguire il login per commentare.