Familiarità
Venerdì XVII Settimana del Tempo Ordinario
Lv 23,1.4-11.15-16.27.34-37 Sal 80 Mt 13,54-58
L’evangelista Matteo, in poche parole, descrive la famiglia di Gesù che, tornato nella sua città di origine, predica nella Sinagoga. C’è il padre Giuseppe, la madre Maria, i “fratelli” chiamati per nome, l’anonimo gruppo delle “sorelle”, i vicini e gli abitanti del villaggio dove sembra che tutti conoscano tutti. Ma, alla fine del capitolo precedente, Gesù stesso dice chi è la sua famiglia: “Chiunque fa la volontà del Padre mio, questi è per me fratello, sorella e madre”. Tra questi due brani si inserisce il grande discorso delle parabole: del seminatore, della zizzania, del granello di senapa, del lievito, del tesoro trovato nel campo e della perla preziosa. Le parabole sembrano dirci che far parte della famiglia di Gesù è essere come un seme che produce frutto, essere come alberi che danno ristoro, essere aperti alla novità di Gesù che è il tesoro, la perla preziosa della nostra vita. Questo significa muoverci, trasformarci, prestare attenzione. Il rischio, altrimenti, è che la nostra vita rimanga ferma, fino a scandalizzarci nella nostra stessa incredulità, e credendo che ciò che pensiamo, o che abbiamo sempre pensato, sia l’unica via al Vangelo.
Signore Gesù, desideriamo che Tu compia prodigi nella nostra vita attraverso la nostra fede e la nostra libertà di cuore.
Dalla Regola bollata [FF 91-92]
E ovunque sono e si incontreranno i frati, si mostrino familiari tra loro reciprocamente. E ciascuno manifesti con fiducia all’altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale? E se uno di essi cadrà malato, gli altri frati lo devono servire come vorrebbero essere serviti essi stessi.
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