Combattimento al buio
Martedì XIV Settimana del Tempo Ordinario
Gen 32,23-33 Sal 16 Mt 9,32-38
“Rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora”. Giacobbe combatte con Dio nel buio. È un momento drammatico e misterioso per lui. Ma capisce che, pur nella lotta, Dio in qualche modo gli è vicino. Per questo può dirgli con forza il suo desiderio di essere benedetto. E, insieme alla benedizione, riceve un nome e una vita nuova. Anche per noi, quando svaniscono le certezze e la pace, c’è da ingaggiare una lotta importante: quella della preghiera fiduciosa. A volte, proprio attraverso i momenti oscuri, il Signore sta preparando per noi una nuova benedizione e una luce più chiara sulle cose importanti della vita. Ma come poter avere la certezza della sua benedizione? Nella compassione che sempre Gesù prova quando si trova davanti alle persone stanche e sfinite, confuse come pecore senza pastore. Nei suoi incontri, mai il Signore rifiuta il suo amore a chi lo invoca con cuore sincero. Aspetta solo che gli diciamo il nostro desiderio di essergli vicino.
Sei il mio pastore, nulla mi mancherà.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [445-446]
Suo porto sicuro era la preghiera non di qualche minuto, o vuota, o pretenziosa, ma prolungata per lungo tempo, piena di devozione e di serena umiltà (…) Di notte si recava, solo, nelle chiese abbandonate e sperdute a pregare; così, con la grazia del Signore, riusciva a trionfare di molti timori e di angustie spirituali. In quei luoghi doveva lottare corpo a corpo con il demonio, che l’affrontava non solo con tentazioni interiori, ma anche lo atterriva esteriormente con strepiti e rovine. Ma da fortissimo soldato di Cristo, ben sapendo che il suo Signore poteva tutto dovunque, non si lasciava per nulla intimorire, ma ripeteva in cuor suo: «Non puoi, o maligno, scatenare contro di me le armi della tua malizia in questi luoghi, più di quanto mi faresti se fossimo tra la gente».
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