Aspettarci cose buone
Giovedì I Settimana del Tempo di Quaresima
Est 4,1-7k-u Sal 137 Mt 7,7-12
La parola latina “captivus” (cattivo) si traduce anzitutto con prigioniero. Dunque, Gesù ci aiuta a prendere coscienza di noi stessi dicendo che, pur essendo prigionieri del nostro egoismo, siamo in grado di dare cose buone ai nostri figli. E allora chissà il Padre celeste che cose buone ci dà! E noi lo sappiamo, ne facciamo esperienza.
Lui è buono perché lo è per sua natura, perché libero di donare senza misura. La nostra fiducia in Lui poggia sulle solide fondamenta della libertà e della gratuità del Suo Amore. Da Lui possiamo e dobbiamo aspettarci, attendere cose buone e per questo dobbiamo chiederle.
Imparando dalla supplica della regina Ester chiediamogli aiuto, cerchiamo la sua azione misericordiosa nella nostra storia, bussiamo alla sua porta perché, aprendoci, possiamo trovare in Lui il rifugio dalle insidie del male.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza. (Sal 137)
Dalla Leggenda Maggiore di San Bonaventura [FF 1162]
Per trarre da ogni cosa incitamento ad amare Dio, esultava per tutte quante le opere delle mani del Signore e, da quello spettacolo di gioia, risaliva alla Causa e Ragione che tutto fa vivere. Contemplava, nelle cose belle, il Bellissimo e, seguendo le orme impresse nelle creature, inseguiva dovunque il Diletto.
Di tutte le cose si faceva una scala per salire ad afferrare Colui che è tutto desiderabile. Con il fervore di una devozione inaudita, in ciascuna delle creature, come in un ruscello, delibava quella Bontà fontale, e le esortava dolcemente, al modo di Davide profeta, alla lode di Dio, perché avvertiva come un concento celeste nella consonanza delle varie doti e attitudini che Dio ha loro conferito.
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