Colui che “esce” per amore
Mercoledì, I Settimana del Tempo ordinario
Eb 2,14-18 Sal 104 Mc 1,29-39
Oggi Gesù esce dalla sinagoga verso la casa di Pietro. Nel vangelo, Gesù esce continuamente. All’inizio della vita pubblica esce dalla famiglia, dalla sua città. Poi esce verso il deserto, verso i villaggi vicini, e ancora esce per tutta la Galilea, perché vuole raggiungere tutti. Ma, prima di tutto, esce dal seno del Padre, per venirci incontro e farci conoscere il Suo vero volto: un Padre che ci ama tantissimo. Uscire …è una piccola “morte”: comporta spesso un rischio, una perdita di ciò che è sicuro e che già conosciamo. Dice oggi la lettera agli Ebrei: “per timore della morte, gli uomini erano soggetti a schiavitù”. Potremmo dire: soggetti a noi stessi, alle nostre cose, agli egoismi, agli idoli. Ma Gesù, donando la sua vita per amore, “è in grado di venire in nostro aiuto”. Possiamo imitarlo? Sì, anche noi possiamo imparare ad “uscire” da noi stessi, lasciandoci alle spalle tanti inutili ripiegamenti. Possiamo andare verso il Signore e verso gli altri. Uscire da me stesso è mettere, prima delle mie, le esigenze del vangelo, prima del mio bene, il bene dei fratelli.
Tutti ti cerchiamo Signore, consapevolmente oppure no. Perché solo in te è la sorgente della vita.
Dal Testamento [FF 110]
Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo.
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