Gv 1,19-28

Ecco chi siamo

Sabato 2 gennaio, tempo di Natale
Santi Basilio e Gregorio Nazianzeno, vescovi e dottori della Chiesa, Memoria
1Gv 2,22-28    Sal 98   Gv 1,19-28

Nel contemplare il Bambino nato per noi, capiamo sempre un pochino di più chi è Dio. Non un Dio lontano, inaccessibile, con lo sguardo severo e giudicante. Ma un Dio che si fa piccolo per farsi incontrare. Ha i tratti teneri di un neonato bisognoso di tutto. Oggi a Giovanni Battista viene più volte ripetuto: chi sei? Se questo è il volto di Dio, noi chi siamo? Giovanni avrebbe potuto mostrarsi come un “grande” agli occhi degli altri. Qualcuno lo aveva infatti confuso per Elia, o il profeta, o lo stesso Messia. Ma non cede alla tentazione, e si definisce a partire da Gesù: “Io sono voce di uno che grida…” Il Battista è autentico e umile. “Nel deserto ha imparato a misurare i propri limiti e le proprie forze”. Anche noi, nel silenzio e nel dialogo confidente con il Signore Gesù, impariamo a capire chi siamo veramente.

“Mentre molti ricevono i loro titoli dai genitori, o se li procurano essi stessi dalle attività e imprese della loro vita, per me e Basilio, era grande realtà e onore essere e chiamarci cristiani” (Dai Discorsi di San Gregorio Nazianzeno).

Dai Fioretti [FF 1915]
Una notte frate Lione (…) esce fuori e al lume della luna il va cercando pianamente per la selva: e finalmente egli udì la voce di santo Francesco e, appressandosi, il vide stare ginocchioni in orazione con la faccia e con le mani levate al cielo, e in fervore di spirito sı` dicea: «Chi sei tu, o dolcissimo Iddio mio? Che sono io, vilissimo vermine e disutile servo tuo?». E queste medesime parole pure ripetea, e non dicea niuna altra cosa. Per la qual cosa frate Lione forte meravigliandosi di ciò, levò gli occhi e guardò in cielo, e guardando vide venire dal cielo una fiaccola di fuoco bellissima e splendentissima, la quale discendendo si posò in capo di santo Francesco; e della detta fiamma udiva uscire voce, la quale parlava con santo Francesco, ma esso frate Lione non intendea le parole.

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ARTICOLO DI: Comunità francescana delle sorelle

“Siamo sorelle francescane... Sorelle perché condividiamo la gioia della consacrazione totale della nostra vita a Dio, vivendo insieme in comunità. Nell'apostolato e nella laicità della vita ordinaria, desideriamo essere sorelle di tutti testimoniando e aiutando a conoscere la consolazione di Dio per ciascuno. Francescane perché ci piace e cerchiamo di imitare il modo semplice e radicale di seguire il Signore Gesù che San Francesco e Santa Chiara ci hanno indicato. "Pane e Parola" è una preghiera che abbiamo scelto di vivere accanto alle lodi mattutine. Il Vangelo del giorno, pregato e meditato comunitariamente davanti a Gesù Eucaristia, è per noi il mandato quotidiano che ci incoraggia e sostiene nel vivere la nostra vocazione. Nello spirito di comunione e collaborazione con i frati, accogliamo volentieri l'invito a condividere il testo che prepariamo ogni giorno per questa preghiera. www.comunitasorelle.org”

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