Non piangere
Giovedì XXXIII Settimana del Tempo Ordinario
Ap 5,1-10 Sal 149 Lc 19,41-44
L’Apocalisse di San Giovanni ci parla di un libro che nessuno è degno di aprire e di leggere. In questo libro è contenuto un tesoro che è il progetto di Dio per il mondo. È una questione importante, delicata. Nessuno è capace di aprire il libro, nessuno è degno di svelare e realizzare il progetto di Dio sulla storia umana, tutto è sigillato, bloccato. Per questo il Padre ha donato a noi il suo Figlio. E questa è la consolante rivelazione: “uno dei vegliardi esclama: «Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli”. Il leone è simbolo della forza e della potenza del Cristo. Ma l’immagine che immediatamente segue è quella dell’Agnello, morto vittima per noi, ma ritto come colui che è risorto, che infonde forza e speranza nel nostro cuore. “Non piangere” … Ma anche Gesù, l’Agnello, piange su Gerusalemme. Gerusalemme non lo riconosce come il Messia, non riesce a comprendere la nuova Alleanza. Il pianto di Gesù è il pianto sul rifiuto di Amore, l’Amore crocifisso che ci visita, piano infinito di amore che chiede di essere accolto.
Signore Gesù, grazie per la compassione che hai per il mondo. Dona a noi di saper piangere per amor tuo.
Dalla Leggenda perugina [FF 1585]
Una volta, pochi anni dopo la conversione, mentre andava solitario lungo una via non molto distante dalla chiesa della Porziuncola, piangeva e gemeva ad alta voce. Gli si fece incontro un uomo spirituale, che noi abbiamo conosciuto e che ci narrò questo fatto. Sentendolo piangere, ne fu commosso e gli chiese: “Cos’hai fratello?”. Pensava infatti che dolorasse per qualche malattia. E Francesco: “Dovrei andare così per tutto il mondo, piangendo e gemendo la passione del mio Signore, senza rispetto umano”. Quel uomo allora cominciò a piangere forte e lacrimare con lui.
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