Resistere o lasciarsi convertire?
Giovedì XXX Settimana del Tempo Ordinario
Ef 6,10-20 Sal 143 Lc 13,31-35
L’evangelista Luca sta raccontando il cammino che porta Gesù dalla Galilea a Gerusalemme. Erode lo vuole uccidere e Gesù lo definisce volpe: politico furbo e pericoloso da un lato, ma il termine semitico rimanda anche allo sciacallo, animale detestato perché si ciba di cadaveri. Erode crede cioè di essere potente, ma in realtà è una persona vuota, insignificante. Nel messaggio che Gesù gli manda a dire si riferisce al tempo limitato della sua missione: «oggi e domani» designa un tempo breve. Ma poi ci sarà il «terzo giorno» definitivo quando l’opera di Cristo sarà “compiuta”, giunta a pienezza. Chi determina i tempi e l’ora è Dio e non certo Erode. Gesù ci salva, Gesù ci ama. Ma a volte l’amore non è riamato. Gesù cercò molte volte di convertire la gente di Gerusalemme, ma le autorità religiose resistevano. Questo ci interpella: come io resisto all’amore di Dio? Cosa mi fa sentire forte?
San Paolo ci invita a rafforzarci nel vigore e nella potenza del Signore che compirà in noi le virtù. Aumenta, o Padre, la nostra fede e insegnaci a pregare.
Dalla Vita Seconda di Tommaso da Celano [FF 489]
L’accordo tra lo spirito e la carne appariva in lui così perfetto, che quest’ultima, invece di costituire un ostacolo al primo, lo precedeva nella corsa verso la santità, come dice la Scrittura: Di Te ha sete la mia anima, e quanto anche la mia carne (Sal 62,2). L’obbedienza assidua aveva finito per rendere volontaria questa sottomissione, e questa docilità di ogni giorno l’aveva reso luogo proprio di una grande virtù; infatti spesso la consuetudine si tramuta in natura.
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