Pezzi unici
Sabato XXIX Settimana del Tempo Ordinario
Ef 4,7-16 Sal 121 Lc 13 ,1-9
“A ciascuno di noi”, dice oggi l’apostolo Paolo, “è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo”. Sì, a ciascuno. Ognuno di noi è destinatario di un dono particolare, irripetibile, perché insieme possiamo edificare il corpo di Cristo. Questa certezza ci aiuta a procedere con coraggio. Ogni triste ripiegamento su noi stessi ci sottrae energie preziose. Proprio come fa l’albero quando, nel suo terreno, non porta i frutti che dovrebbe. Ma ci dà gioia e slancio pensare che c’è una vocazione speciale da scoprire, una grazia da mettere a frutto di tutti. A ciascuno è stata data la grazia; un regalo unico che è anche per il bene di altri. Vivere andando in cerca di quel dono, di quel “messaggio che Dio desidera dire al mondo con la nostra vita” (GE 24), ci rende vivi e fecondi. Se lavoreremo tenacemente il terreno unico che il Signore ci affida, come il vignaiolo paziente potremo gioire dei tanti frutti che nasceranno.
“Custodiscimi, o Signore, come la pupilla degli occhi, proteggimi all’ombra delle tue ali”.
Dal Trattato dei Miracoli [FF 1010]
In Spagna, presso San Facondo, un uomo aveva nel giardino un ciliegio, che produceva copiosi frutti ogni anno e dava guadagno al suo cultore. Una volta l’albero si seccò e si inaridì dalle radici. Il padrone voleva abbatterlo, perché non occupasse più terreno, ma, consigliato da un vicino di rimettere la cosa al beato Francesco, seguì il suggerimento. Quindi contro ogni speranza, l’albero in modo miracoloso a suo tempo verdeggiò, fiorì e mise fronde, producendo frutti come prima. Da allora per riconoscenza di così grande grazia, quell’uomo mandò sempre ai frati di quei frutti.
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