Solo l’amore libera
Martedì XXVIII Settimana del Tempo Ordinario
Gal 5,1-6 Sal 118 Lc 11,37-41
“Cristo ci ha liberati per la libertà”, ascoltiamo da san Paolo nella lettera ai Galati. Il verbo è al passato per indicare un’azione puntuale: Gesù che ha consegnato la sua vita per noi nella morte di croce. Questo fatto è l’unico salvifico, l’unica sorgente della libertà. Noi, a volte, possiamo arrivare a credere che sia altrove, magari in noi stessi e nelle nostre capacità che illudono di poter fare liberamente ciò che si vuole. E così ci allontaniamo da Dio, perdendo la libertà dei figli. Oppure può succedere di trovarci nello stesso punto pur cercando la relazione con Dio. È il vangelo a dircelo: c’era un intento buono nell’osservare le leggi, ma è nel donare ciò che abbiamo dentro che viviamo la vita da figli liberi. Questo lo possiamo intendere nelle due vie che accrescono la libertà, quella della restituzione e quella della purificazione. La prima dice che siamo liberi quando ci sentiamo amati senza condizioni e non possiamo fare a meno di ridonare quanto ricevuto. L’altra dice che nel nostro cuore c’è una libertà che decide: sta a noi consegnare -come atto d’amore – ciò che sappiamo è ancora da purificare. Quante volte, pur conoscendo i nostri atteggiamenti egoistici che limitano il nostro amore, li trascuriamo e non decidiamo fermamente di domandare l’aiuto della Grazia.
Ci conceda il Padre di combattere le nostre impurità con la pace di saperci amati da Lui.
Dalla Vita Prima di Tommaso da Celano [FF 479]
Desiderando il beato e venerabile padre Francesco, occuparsi solo di Dio e purificare il suo spirito dalla polvere del mondo che eventualmente l’avesse contaminato nel suo stare con gli uomini, un giorno si ritirò in un luogo di raccoglimento e di silenzio, abbandonando le folle che ogni giorno accorrevano devotamente a lui per ascoltarlo e vederlo. Egli era solito dividere e destinare il tempo che gli era concesso, per acquistar grazie, secondo che gli sembrava più opportuno, una parte per il bene del prossimo, l’altra riservata alla contemplazione solitaria.
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