Nomi scritti nei cieli
Sabato XXVI Settimana del Tempo Ordinario
Gb 42,1-3.5-6.12-16 Sal 118 Lc 10,17-24
I settantadue tornano dalla loro missione. Il Signore accoglie il loro entusiasmo, ma vuole anche indicare loro una gioia ancora più profonda e duratura. È questa la strada per conoscere il Signore. Non sono le loro capacità a condurli alla vittoria. Non è la loro forza e grandezza il luogo dove Dio si rivela. Ma la risposta libera e generosa al suo invito farà loro conoscere il Signore. È questa risposta che salva. “I vostri nomi sono scritti nei cieli”. Il popolo salvato, dice il profeta Daniele, si troverà scritto nel libro della vita (Dn 12,1). Siamo amati e redenti. Questa è la nostra salvezza. Nella missione i discepoli troveranno situazioni difficili e contraddittorie. Tuttavia non dovranno appoggiarsi troppo sulle proprie forze, ma procedere come mendicanti. Non dovranno sentirsi vincitori perché il male si sottomette a loro, ma sentirsi piccoli e rallegrarsi per essere custoditi dall’amore del Padre.
“Ti conoscevo solo per sentito dire” dice Giobbe. Ma i suoi occhi Ti vedranno solo quando accoglierà il Tuo progetto di amore su di lui. Insegnami, Signore, a fidarmi davvero della tua potenza, e allora Ti conoscerò di più.
Dalla Regola non bollata [FF 47]
Per cui scongiuro, nella carità che è Dio, tutti i miei frati occupati nella predicazione, nell’orazione, nel lavoro, sia chierici che laici, che cerchino di umiliarsi in tutte le cose, di non gloriarsi, né godere tra sé, né esaltarsi dentro di sé delle buone parole e delle opere anzi di nessun bene che Dio dice, o fa o opera talora in loro e per mezzo di loro, secondo quello che dice il Signore: «Non rallegratevi però in questo, che i demoni si sottomettono a voi».
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