Fatica che edifica
Sabato XXIII Settimana del Tempo Ordinario
1Cor 10,14-22 Sal 115 Lc 6,43-49
Se siamo onesti con noi stessi, certamente potremmo dirci: perché invochiamo: “Signore, Signore!” e non facciamo quello che Lui ci dice? Forse perché è più facile, anche se illusorio, aspettarsi che tutto ci venga dall’alto, senza dover fare il minimo sforzo. Il Signore viene a dirci che non c’è salvezza per noi senza la nostra collaborazione. Lui ci dona la vita e ci indica come viverla in pienezza, ma sta a noi scegliere cosa fare. Ascoltare la Parola del Signore certamente ci scalda il cuore, ci dà consolazione e speranza. Ma può accadere che, pur ascoltando la Sua voce, restiamo poi fermi al nostro modo abituale di pensare e di fare. A volte le prove della vita arrivano a scuotere le nostre abitudini, la nostra quotidianità. Allora ogni nostra certezza viene meno, e quello che ci sembra di aver costruito, finisce per ricaderci sopra come un peso. Possiamo invece accettare che ascoltare e mettere in pratica significa prenderci la nostra parte di responsabilità, assumerci la fatica di cambiare il modo di fare e di pensare alla luce della Parola. Questa cambia profondamente il nostro cuore e ci insegna come amare. Solo così la nostra sarà una casa stabile, solida, in cui poter rimanere sicuri anche nei momenti più duri.
O Padre, fa risplendere su di noi la tua luce, perché illuminati dalla tua parola, camminiamo verso di te con cuore generoso e fedele
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 357]
Egli non era stato un ascoltatore sordo del Vangelo, ma, affidando a un’encomiabile memoria tutto quello che ascoltava, cercava con ogni diligenza di eseguirlo alla lettera.
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