Mani che fanno
Lunedì XXIII Settimana del Tempo Ordinario
1Cor 5,1-8 Sal 5 Lc 6,6-11
È consolante vedere che la durezza del cuore dell’uomo non ferma l’amore di Gesù. Egli nella sinagoga non compie nessun gesto, non stende la mano, non tocca, ma solo con la potenza della sua parola dice “stendi la mano” e la mano paralizzata dell’uomo torna a muoversi, guarita.
Gesù, così come siamo, con le nostre mani che spesso non si stendono a compiere il bene perché troppo impegnate a pensare ai nostri interessi, alle nostre ragioni, alla nostra giustizia, ci mette al centro del suo operare, si prende cura di noi e ci ridona la capacità di aprirci agli altri.
Impariamo che il vero senso del riposo sabbatico, di riservare un tempo al Signore, è quello di sospendere per un po’ il nostro agire e riconoscere l’agire di Dio verso di noi, per tornare a Lui ed essere guariti, e diventare sempre più capaci di “fare del bene” come Lui.
Insegnaci, o Signore, ad amare come ami tu!
Dalle Lettere ad Agnese di Boemia [FF 2888-2889]
Poni la tua mente nello specchio dell’eternità, poni la tua anima nello splendore della gloria, poni il tuo cuore nella figura della divina sostanza e trasformati tutta, attraverso la contemplazione, nell’immagine della sua divinità, per sentire anche tu ciò che sentono gli amici gustando la dolcezza nascosta che Dio stesso fin dall’inizio ha riservato ai suoi amanti. E lasciate completamente da parte tutte quelle cose che in questo fallace mondo inquieto prendono ai lacci i loro ciechi amanti, ama con tutta te stessa colui che tutto si è donato per amore tuo.
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