Prese di distanza
Mercoledì XXI Settimana del Tempo Ordinario
2Ts 3,6-10.16-18 Sal 127 Mt 23,27-32
Gesù nel Vangelo rimprovera i farisei perché, nascondendosi dietro l’apparenza di persone rispettabili, perpetuano circoli di male tramandati di padre in figlio. Costruiscono infatti le tombe dei profeti e le adornano con cura. Potrebbe sembrare un gesto di rispetto verso uomini giusti. In realtà, gli scribi e i farisei vogliono solo mostrarsi migliori di ciò che sono, raccogliere consensi. Fingono di prendere le distanze dalla violenza dei loro antenati che avevano versato il sangue di uomini giusti. Ma non fanno altro che colmare la misura di questa violenza con la loro ipocrisia. Gesù non ama gesti vuoti ed esteriori. Desidera invece che cresciamo interiormente nella verità e nella trasparenza. Vuole che ogni persona impari a riconoscere umilmente la propria parte di male, ad ammettere responsabilmente la radice di violenza che abita ogni cuore. Solo riconoscendola, possiamo estirparla con forza, prenderne le distanze con determinazione, e vivere la carità.
Padre buono, ci chiedi di prendere in mano il nostro peccato, chiederti perdono e ricominciare, con umiltà e coraggio. Solo così potremo spezzare le catene di morte che ci tramandiamo, e vivere nel tuo amore.
Dalla Leggenda maggiore di San Bonaventura [FF1305]
In un borgo vicino ad Anagni, un cavaliere di nome Gerardo aveva perso completamente la vista. Avvenne che due frati minori si recassero alla sua casa per chiedere ospitalità. Furono ricevuti devotamente e trattati con ogni bontà da tutta la famiglia, per amore di San Francesco […] Ma una notte il beato Francesco apparve in sogno a uno di quei frati e gli disse: “Alzati in fretta […] perché quest’uomo, accogliendo voi, ha accolto Cristo e me, io voglio ricambiare la sua beneficenza e la sua pietà […] Quest’uomo fece di buon animo la sua confessione e promise di emendarsi. Diventò così interiormente un uomo nuovo e riacquistò subito anche la vista esteriore.
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