Parlino le opere
Sabato X Settimana del Tempo ordinario
Sap 7,7-14 Sal 39 Mc 16,15-20
Sant’Antonio di Padova, Festa
“Quelli che credono, scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove…” dice Gesù. In uno dei suoi Sermoni, Antonio di Padova così spiega il significato delle “lingue nuove”. “Sono le diverse testimonianze su Cristo: così parliamo agli altri di umiltà, di povertà, di pazienza e obbedienza, quando le mostriamo presenti in noi stessi” (I, 226). L’iconografia rappresenta spesso Sant’Antonio con il libro del Vangelo in mano: il suo amore per la Parola di Dio. Ma anche il dono che aveva di incantare tutti con il suo insegnamento schietto e profondo. Un altro simbolo eloquente che lo distingue è il giglio: il segno della bontà di vita, della purezza, della sua lotta instancabile contro il male. Le sue parole arrivavano al cuore della gente perché erano sempre accompagnate da una carità vissuta fino in fondo. Diceva: “la predica ha eloquenza, quando parlano le opere. Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere”.
“Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché io portavo il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti” (Ger 15,16).
Dalle Ammonizioni [FF 156]
Sono morti a causa della lettera, quei religiosi che non vogliono seguire lo spirito della divina Scrittura, ma piuttosto bramano sapere le sole parole e spiegarle agli altri. E sono vivificati dallo spirito della divina Scrittura coloro che ogni scienza che sanno e desiderano sapere, non l’attribuiscono al proprio io, ma la restituiscono con la parola e con l’esempio all’altissimo Signore Dio, al quale appartiene ogni bene.
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