Ferite rimarginate
Mercoledì II Settimana di Pasqua
Atti 5, 17-26 Sal 33 Gv 3,16-21
All’evangelista Giovanni è molto caro il tema della luce. In questo dialogo con Nicodemo, Gesù parla della sua venuta nel mondo come una luce che splende nelle tenebre. L’uomo che fa il male odia la luce perché essa evidenzia la ferita profonda del suo peccato: le sue opere vengono riprovate. Ma chi fa la verità, viene verso la luce. Come gli apostoli che, dal buio della prigione, escono verso la luce a “proclamare apertamente le parole di vita” (At 5,20). Anche il profeta Isaia parla di una luce che splende nelle tenebre: attraverso le sue parole, Dio mette in guardia l’uomo dal male mascherato di religiosità, che è come le tenebre. E lo esorta a camminare verso la luce. Ecco come: dividendo il pane con l’affamato, prendendosi cura dei poveri, senza dimenticare quelli di casa (cf. Is 58,7). Insomma ci invita a divenire luce per altri, vivendo la carità. Allora, dice Isaia: “la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto”.
Guardiamo a Lui… e saremo raggianti (dal Sal 33)
Dalla Lettera ai Fedeli [FF 192]
Abbiamo perciò carità e umiltà e facciamo elemosine, perché l’elemosina lava l’anima dalle brutture dei peccati. Gli uomini infatti perdono tutte le cose che lasciano in questo mondo, ma portano con sé la ricompensa della carità e le elemosine che hanno fatto, di cui avranno dal Signore il premio e la degna ricompensa.
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