La sapienza che discende da Dio
Mercoledì fra l’Ottava di Pasqua
At 3,1-10 Sal 104 Lc 24,13-35
“Mentre conversavano e discutevano”. Questi verbi che Luca usa non indicano un discorrere sereno e tranquillo, ma al contrario una controversia concitata, inquieta, in cui non ci si comprende. È in questo disordine che Gesù si fa vicino. Ma gli occhi dei viandanti “erano impediti a riconoscerlo”. Gesù vuole donare pace, ma soprattutto luce del cuore, profondità di sguardo, verità nelle loro menti. Il cuore, nella scrittura, è sempre la sede dei pensieri, sentimenti, scelte, decisioni. Anche noi a volte possiamo essere “stolti e lenti di cuore”. Accade quando questo si chiude e si arrocca sulle sue posizioni. È allora che i nostri sentimenti diventano confusi e la memoria corta… Il Signore, con la sua Parola e la forza del suo Spirito, ha il potere di illuminare il nostro sentire, pensare, ricordare, decidere. Tutto quello che ci sta accadendo, quello che è accaduto in passato, ogni situazione che vivremo. La sua luce di verità rischiara tutto.
«Prendi, Signore, e ricevi tutta la mia libertà,
la mia memoria, la mia intelligenza
e tutta la mia volontà,
tutto ciò che ho e possiedo;
tu me lo hai dato, a te, Signore, lo ridono;
dammi solo il tuo amore e la tua grazia;
e questo mi basta».
(Sant’Ignazio di Loyola)
Dalla Vita Seconda di Tommaso da Celano [FF 689]
Quantunque quest’uomo beato non avesse ricevuta nessuna formazione di cultura umana, tuttavia, istruito dalla sapienza che discende da Dio e irradiato dai fulgori della luce eterna, aveva una comprensione altissima delle Scritture. La sua intelligenza penetrava le oscurità dei misteri, e ciò che rimane inaccessibile alla scienza dei maestri era aperto all’affetto dell’amante.
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