M come… merenda!
E merenda come gioco, momento conviviale di gratuità e amicizia. Pausa, fisica, temporale persino, ma soprattutto simbolica: interrompiamo lo scorrere delle nostre attività serie, e ci regaliamo una parentesi, sovvertendo urgenze, scadenze, impegni. Ci riappropriamo della nostra vita nelle sue dimensioni più… inutili! Basta poco. Un pezzo di pane, una mela, una tazza di tè: l’importante è nutrirsi di sguardi, incontri, allegria, condivisione. Si può fare merenda attorno a un tavolo, ma anche seduti su un muretto. O in uno spiazzo d’erba davanti ad una chiesa…
Come toccò a Francesco e Chiara, e nientedimeno che di fronte alla Porziuncola. Ce lo racconta un Fioretto (Fior 16: FF 1844), intitolato: Come santa Chiara mangiò con santo Francesco e co’ suoi compagni frati in Santa Maria degli Agnoli. Da tempo Chiara chiedeva inutilmente a Francesco di poter ancora una volta mangiare assieme a lui. Finché Francesco acconsentì: con tutta la prudenza del caso, e purché Chiara venisse accompagnata da una sorella del monastero di S. Damiano. Ma il loro discorrere fraterno attorno alla povera mensa fu tale da “incendiare”, simbolicamente evidentemente, l’intero bosco dove si trovavano. Ma tale non sembrò invece a tutti gli abitanti di Assisi, Bettona e degli altri paesi del circondario. Che accorsero precipitosamente con secchi colmi d’acqua per… spegnere l’incendio! Sorprendendo, probabilmente, quegli imbarazzati compagni di merende.
Ma di altre merende sono piene le Fonti Francescane. Dai micidiali briganti di Montecasale, rabboniti e convertiti a suon di pic-nic offerti dai frati nel bosco (Fior 26: FF 1858), a quella di pochi frustoli di pane condivisi da Francesco con frate Masseo, bagnati con l’acqua fresca di una vicina fonte (Fior 13: FF 1841); dallo spuntino di mezzanotte assieme al frate affamato (CAss 50: FF 1568), ai «tre o quatto tozzi di pane d’orzo» condivisi, seduti sull’erba, con Madonna Povertà (SCom 61: FF 2020).
Tutte eco di altre merende bibliche. Come quella preparata da Gesù stesso (Gv 211-14), sulle rive del lago di Tiberiade, dopo la sua resurrezione, nel fresco pungente dell’alba: un po’ di pesce e del pane sul fuoco, per rincuorare alcuni pescatori forse delusi. Non certo dall’ennesima pesca miracolosa, quanto dalla difficoltà di credere al Cristo risorto. Ma anch’essi ci mettessero un po’ del loro, portando qualche pesce appena pescato!
Senza dimenticare, nell’Antico Testamento, la merenda solenne offerta da Abramo, nella tenda all’ombra della quercia di Mamre, ai tre misteriosi pellegrini (Gen 18,1-16). O quella provvidenziale, «una focaccia cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua», che un angelo appresta ad un disilluso e stanco Elia, in marcia nel deserto, verso l’Oreb (1Re 19,1-8). Inseguito dalle sue paure. Ma anche dalla misericordia di Dio. (Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/1)
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