La salute che uccide (Lc 17, 11-19)
«Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». Gesù ha un feeling involontario con i Samaritani, disprezzati dagli ebrei. Oggi è Gesù ad attendersi un grazie. Non era certo suo dovere risanare quel gruppo di 10 lebbrosi. Uno solo è tornato, una redemption bassa. Samaritano, per giunta. Il solo che ha capito che la salute non basta. Che il dono, ancorché straordinario, senza ringraziare è sprecare relazioni, prima e più ancora che insultare il bon ton.
Ritornare significa desiderare la relazione con chi ci ha donato qualcosa. Ritornare è riconoscere che qualcosa di veramente importante è successo grazie all’altro. Ritornare è far sbocciare fino agli esiti più belli e imprevedibili l’alchimia di un incontro.
No, la salute, lo star bene non bastano. Sani e isolati si muore comunque. E’ l’illusione della fitness che poi pretenderebbe attenzione imponendola per via estetica. Da dono partecipabile a bellezza potestativa, contundente, isolante.
Non è solo ingratitudine. Il grazie mancato è morte relazionale. Una tragica opportunità di omessa vita piena.
Verso chi hai dei grazie ancora in felice sospeso?
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