La risposta di Dio
Sabato 28 dicembre, Ottava di Natale
1Gv 1,5-2,2 Sal 123 Mt 2,13-18
Santi Innocenti
La strage degli innocenti è un episodio che sconcerta. Purtroppo, né il primo né l’ultimo nella storia dell’umanità. Perché un innocente soffre? Nel Vangelo non c’è una risposta precisa a questo eterno interrogativo dell’uomo. Ma c’è molto di più: il Figlio di Dio prende su di sé tutto il dolore innocente. Lo vive Lui stesso, per amore nostro, per salvarci una volta per sempre dal male e dalla morte. Con Lui posso dare un senso al mio dolore: e dargli un senso vuol dire non trasformarlo in una giustificazione per compiere il male. Posso imparare, passo dopo passo, a trasformare anche il male in bene, anche la prova in un’occasione di crescita, di dono di me stesso. Il Signore, tuttavia, mi chiede di essere responsabile di quella porzione di male che mi abita, a causa della mia natura umana. Non mi nasconderò allora dietro le colpe degli altri, ma imparerò a dare un nome alle mie, lasciandomi guarire dall’opera della Grazia.
Abbiamo un Paràclito presso il Padre: sei Tu Signore Gesù, che ci purifichi e ci salvi!
Dalla Leggenda maggiore di San Bonaventura [FF 1146]
Una notte, mentre il servo di Dio era ospite presso il monastero di San Verecondo, nella diocesi di Gubbio, una pecorella partorì un agnellino. C’era là una scrofa ferocissima, che, con un morso rabbioso, uccise la creaturina innocente. Udito il fatto, il padre pietoso fu preso da profondissima compassione e, pensando all’Agnello senza macchia, si lamentava davanti a tutti per la morte dell’agnellino. «Ohimè, fratello agnellino, – diceva – animale innocente, che rappresenti Cristo agli uomini, maledetta sia quell’empia che ti ha ucciso. E nessuno, uomo o bestia, possa mangiare la sua carne!».
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