Tutto ciò che è mio è tuo
Mercoledì XXIX Settimana del Tempo Ordinario
Rm 6,12-18 Sal 123 Lc 12,39-48
San Giovanni da Capestrano, sacerdote
Mentre aspettiamo l’incontro con il Signore, siamo invitati ad avere cura verso le sue cose, i suoi servi, i suoi affari, la sua casa. Il Signore si fida di noi, ci affida i suoi beni come fossero nostri. I nostri gesti concreti possono rendere felice o infelice questa casa. Le nostre scelte quotidiane, le relazioni, possono rendono bella l’attesa. Possiamo attendere da padroni avidi ed egoisti. Oppure possiamo vivere come servi onesti, come persone umili, fraterne, affidabili. Se sto nella casa come un tiranno violento, allora l’arrivo del padrone sarà una minaccia per me e per quanto gli ho sottratto. Ma se attendo il suo ritorno come uno sposo, vivo nella carità, nel dono di me stesso, nella responsabilità grata di ciò che ho. Amerò la sua casa come fosse la mia. Allora il suo arrivo sarà una festa, un momento atteso. E lo sposo dirà: tutto ciò che mio è tuo!
Fa’ che possiamo servirti, Signore, con lealtà e purezza di spirito.
Dalla Lettera ai fedeli [FF 197]
E colui al quale è affidata l’obbedienza e che è ritenuto maggiore, sia come il minore e servo degli altri fratelli, e usi e abbia nei confronti di ciascuno dei suoi fratelli quella misericordia che vorrebbe fosse usata verso di sé qualora si trovasse in un caso simile.
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