Senza pretese
Lunedì XXVIII Settimana del Tempo Ordinario
Rm 1,1-7 Sal 97 Lc 11,29-32
Il segno è qualcosa che accade e nel quale poi riconosciamo un senso, un significato. È accompagnato dallo stupore, perché è qualcosa di inatteso che viene a fare luce, a dirci qualcosa in più. Solo chi ha il cuore semplice e umile, capace di fiducia, può vedere un segno. Così ad esempio i pastori che riconobbero il segno di “un bambino avvolto in fasce”, o i tanti stranieri e pagani di cui leggiamo nel Vangelo, peccatori ma ricchi di fede capaci di riconoscere in Gesù il figlio di Dio. Per chi ha uno sguardo di fede tutto diventa segno della presenza di Dio. Per questo, al contrario, coloro che pretendono un segno non riescono a coglierlo, neanche quando il segno è Gesù stesso, presente lì, davanti a loro. La pretesa ci chiude gli occhi alla novità, ci impedisce lo stupore e l’abbandono della fede, e così ci rende incapaci di vedere e riconoscere i segni.
Donaci, o Signore, un cuore nuovo, povero di pretesa e ricco di fede in te
Dalla Vita Prima di Tommaso da Celano [FF 401-402]
Fedeli alla esortazione di Francesco, essi, ogni volta che passavano vicino a una chiesa, oppure anche la scorgevano da lontano, si inchinavano in quella direzione e, proni col corpo e con lo spirito, adoravano l’Onnipotente, dicendo: “Ti adoriamo, o Cristo, qui e in tutte le chiese”. E, cosa non meno ammirevole, altrettanto facevano dovunque capitava loro di vedere una croce o una forma di croce, per terra, sulle pareti, tra gli alberi, nelle siepi. Erano così pieni di santa semplicità, di innocenza, di purezza di cuore da ignorare ogni doppiezza.
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