Potere alla Parola! Seconda: Fratelli e Sorelle
«E nessuno sia chiamato priore, ma tutti allo stesso modo siano chiamati frati minori», leggiamo nella Regola di san Francesco. I sostantivi frate e suora, soprattutto se accompagnati dagli aggettivi francescano e clarissa, sono diventati termini tecnici. In tal modo si chiamano i seguaci di Francesco e di Chiara d’Assisi. Ma in realtà essi sono abbreviazioni di altre due parole che erano in prima fila nel cuore dei nostri due santi: fratello e sorella!
Sull’unica paternità di Dio poggia l’identità relazione di Francesco e Chiara: fratello tra fratelli, sorella tra sorelle. Francesco vive con altri fratelli, “donatigli dal Signore” dice nel Testamento, non tanto per portare avanti un compito insieme, ma per scommettere con essi la fraternità! In perenne cammino tra fraternità ideale e fraternità reale. Ognuno con le proprie doti e ognuno con i propri limiti, ma contro tutto e contro tutti, che ci vorrebbero piuttosto in lotta perenne per la supremazia, acerrimi nemici gli uni degli altri, tutt’al più conviventi a ore o rancorosi vicini di pianerottolo.
Francesco scopre nell’unica paternità di Dio i confini della fraternità. E cioè il non avere confini: giungere fino a fratello sole e sorella luna, sorella acqua e fratello lupo, sorelle allodole e fratello vento. Una relazione fraterna che è fatta di gratitudine, affetto e responsabilità. Fratello è anche il corpo, da trattare con rispetto.
Ma, soprattutto e prima di tutto, fratello nostro è Gesù Cristo. E perciò ogni uomo e donna! Quelli con i quali ci è facile vivere assieme, che magari ci siamo pure scelti perché simili a noi. Ma indubitabilmente anche tutti gli altri, persino i nemici.
Fratello è il sultano. Fratello è il fratello peccatore, da trattare con misericordia. E tutti i farabutti, i colpevoli, gli scarti, i diversi o comunque gli “altri”, i “lontani”, tutti da Francesco abbracciati ed amati e chiamati “fratelli”. Fratelli sono i briganti di Montecasale, da accogliere benignamente e con allegria. In un’operazione grammaticale scorretta perché capace di ricacciare al ruolo di aggettivo ciò che la vita ha fatto di ognuno di noi o che noi stessi ci siamo procurato (brigante), e di sostantivo ciò che invece ne fa Dio (figlio, e perciò fratello e sorella). Persino l’essere “cristiano” diventa per Francesco, almeno nel caso dei lebbrosi, aggettivo, mentre prima di tutto essi sono ugualmente fratelli. In ciò sta la loro dignità.
Significativamente, la nota sulla fraternità, all’interno della Bibbia Francescana, sta appoggiata al v. 1 del Sal 133: Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!
Lascia un commento
Devi eseguire il login per commentare.