Grati e fecondi
Sabato XXI Settimana del Tempo Ordinario
1Ts 4,9-11 Sal 98 Mt 25,14-30
La parabola dei talenti ci insegna che è il rapporto che ciascuno ha con il Signore che determina l’agire quotidiano, fin nelle più piccole cose. Se abbiamo un’immagine buona di Dio, siamo capaci di riconoscere che tutto ciò che abbiamo nella vita è un dono che viene da Lui. Un dono di cui essere grati e responsabili. Le occasioni che la vita ci offre e le responsabilità che ci affida, diventano per noi segno di benevolenza e fiducia da parte di Dio.
Se, al contrario, crediamo che il Signore sia “un uomo duro”, il nostro agire sarà dettato dalla paura. Di fronte alle sfide della vita sceglieremo la fuga, che è la via più semplice, ma anche la meno fruttuosa e gratificante. Con il dono della vita il Signore ci ha affidato una grande ricchezza, che è solo un piccolo anticipo della vita eterna preparata per noi nel suo Regno. Purifichiamo l’immagine di Dio che c’è nel nostro cuore. La paura non ci impedisca di riconoscere con gratitudine la benevolenza del Signore verso ciascuno di noi. La gratitudine per quanto Lui ci dona ogni giorno si trasformi in restituzione feconda e gioia piena.
Donaci, Signore, di riconoscere la tua bontà per noi
Dai Fioretti di San Francesco [FF 1841]
[Disse Francesco:] «O frate Masseo, noi non siamo degni di così grande tesoro». E ripetendo queste parole più volte, rispose frate Masseo: «Padre, come si può chiamare tesoro, dov’è tanta povertà e mancamento di quelle cose che bisognano? Qui non è tovaglia, né coltello, né taglieri, né scodelle, né casa, né mensa, né fante, né fancella». Disse santo Francesco: «E questo è quello che io reputo grande tesoro, dove non è cosa veruna apparecchiata per industria umana; ma ciò che ci è, è apparecchiato dalla provvidenza divina, siccome si vede manifestamente nel pane accattato, nella mensa della pietra così bella e nella fonte così chiara.
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