Riconosco la mia colpa
Mercoledì XXI Settimana del Tempo Ordinario
1Ts 2,9-13 Sal 138 Mt 23, 27-32
Sant’Agostino, vescovo e dottore della Chiesa
“Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici…”. Sembra che attribuire colpe ad altri, invece che a sé stessi, sia un’attività sempre di moda in tutte le epoche. Nel caso dei farisei, il loro giudizio si scagliava sui predecessori che avevano ucciso i profeti. Quest’accusa poi continuò a perpetuarsi nelle generazioni successive. Una catena di odio in cui il peccato si addebita sempre ad un altro, mai a sé stessi. Se ci pensiamo, è un atteggiamento del cuore che consente di sfogare la propria violenza sugli altri, in nome del bene. C’è a volte uno sguardo pungente e severo che permette di sentirsi migliori degli altri. Questa illusione ci fa credere, in fondo, di essere a posto così. Il male è fuori di noi: possiamo evitare la fatica di cambiare… Eppure, solo quando ho la consapevolezza di avere immensamente bisogno della misericordia di Dio, allora questa mi raggiunge e mi trasforma. Dio opera e mi guarisce se ho il coraggio di ammettere che lo stesso male che colpisce il mondo, abita anche dentro di me.
Riconosco la mia colpa o Dio, il mio peccato mi sta sempre dinnanzi. Ma Tu vuoi la sincerità del cuore, e nell’intimo mi insegni la sapienza (Sal 50).
Dalle Ammonizioni [FF 154]
E tutte le creature, che sono sotto il cielo, ciascuna secondo la propria natura, servono, conoscono e obbediscono al loro Creatore meglio di te. E neppure i demoni lo crocifissero, ma sei stato tu con essi a crocifiggerlo, e ancora lo crocifiggi quando ti diletti nei vizi e nei peccati. Di che cosa puoi dunque gloriarti?
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