La strategia della clarissa
Non è, propriamente parlando, un libro “francescano”. Anzi, è un “giallo” che più noir non può essere. Ci sono rapimenti (forse), morti misteriose, pedinamenti, parolacce, sesso, messaggi in codice, la polizia che indaga e sembra non venirne a capo. C’è anche Bologna e la Romagna, con le sue spiagge e il suo mare, quale intrigante location (o, forse, coprotagonista anch’esso, e forse complice?). Ma come tutti i gialli di razza, parla di omicidi e vittime, ricerche e interrogatori, per parlare di noi, della nostra vita. Basti pensare che i due protagonisti sono un fratello, che fa il commissario, e una sorella, che invece fa la clarissa: sui generis, un po’ innovativa, ma convinta (farebbe parte della comunità del monastero della Santa, famosissimo a Bologna; anzi, la stessa santa Caterina c’entra qualcosa con la trama…). Lei aiuta il fratello nelle indagini, e la sua “storia vocazionale” le permette divagazioni oltre la razionalità delle cose e delle storie, oltre che uno sguardo, questo sì molto francescano, più attento e profondo, ai particolari ma senza perdere l’insieme. E qua e là non mancano neppure provocanti digressioni su Dio e “quelle cose lì”.
Cristiano Governa, La strategia della clarissa (Narratori italiani), Giunti – Bompiani, Firenze – Milano 2019, pp. 392, € 18,00
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