Sapere quel che si chiede
Giovedì XVI settimana del Tempo Ordinario
2Cor 4,7-15 Sal 125 Mt 20,20-28
San Giacomo apostolo, Festa
Il vangelo di oggi ci svela l’inganno che è presente nel nostro cuore e che ci può far credere che un male possa essere bene. È ciò che è avvenuto per Giacomo, che oggi la liturgia ci invita a ricordare, attraverso la domanda di sua madre.
La parola di oggi vuole essere una parola di guarigione perché, come Giacomo, comprendiamo quale sia la nostra vera gloria, la fonte del nostro autentico riconoscimento. Solo quando vediamo la gloria, cioè l’amore infinito di Dio per noi, esistiamo pienamente come persone libere. Possiamo divenire anche noi come San Giacomo che ha saputo nel tempo cosa è bene chiedere a Gesù. Il vangelo, infatti, vuole portarci alla libertà di domandare al Signore ciò che è realmente bene per noi, non quello che appare ai nostri occhi spesso ciechi.
Donaci Signore di saper riconoscere che abbiamo un tesoro in vasi di creta e donaci di affidarci a te per ricevere la gloria che tu vuoi darci.
Dalle Ammonizioni [FF 148]
Dice il Signore nel Vangelo: “chi non avrà rinunciato a tutto ciò che possiede non può essere mio discepolo”, e “chi vorrà salvare la sua anima, la perderà”. Abbandona tutto quello che possiede e perde il suo corpo colui che sottomette totalmente sé stesso all’obbedienza nelle mani del suo superiore. E qualunque cosa fa o dice che egli sa non essere contro la volontà di lui, purché sia bene quello che fa, è vera obbedienza.
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