Vera grandezza, vera piccolezza
Mercoledì XV Settimana del Tempo Ordinario
Es 3,1-6.9-12 Sal 102 Mt 11,25-27
La sapienza del mondo, quella che spesso noi scambiamo per intelligenza, a volte nasconde un senso di autoreferenzialità. Altre volte è ostentata con mille parole altisonanti. La sapienza del cuore, invece, quella degli umili, è un dono ricevuto dallo stesso Padre celeste. È accompagnata sempre dalla consapevolezza di non bastare a sé stessi e di ricevere tutto dalla bontà infinita del Padre: “tutto mi è stato dato” dice Gesù. Il piccolo (letteralmente “infante”) è il bambino di pochi mesi che non sa dire ancora nulla, se non balbettare pochi suoni, infinite volte. Da questi pochi suoni nascono le parole, come “papà”. Esprimendo i primi richiami, il bambino si mette in dialogo, attende un’altra parola, e poi un’altra… Così è il cuore umile: stando con fiducia davanti al Padre, come fa Gesù, attende la Parola eterna che lo ha generato.
Padre, noi non siamo piccoli, ma con la tua grazia, giorno dopo giorno, concedici di diventare piccoli secondo il Vangelo.
Dal Commento al Padre nostro [FF 266]
Padre nostro, che sei nei cieli, negli angeli e nei santi, illuminandoli alla conoscenza, perché tu, Signore, sei luce; infiammandoli all’amore, perché tu, Signore, sei amore; ponendo la tua dimora in loro e riempiendoli di beatitudine, perché tu, Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale proviene ogni bene e senza il quale non esiste alcun bene.
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