Nella notte forte come la morte è l’amore
Martedì della Settimana Santa
Is 49,1-6 Sal 70 Gv 13,21-33.36-38
Dopo il gesto di profondo amore e tenerezza di Maria, la discepola che amava nel silenzio e nella totale gratuità Gesù, oggi il Vangelo ci immette nelle tenebre del cuore umano, capace di non riconoscere il suo Signore, di tradirlo e perfino di rinnegarlo. “Ed era notte”, dice il vangelo. Un’esperienza simile prima o dopo capita a tutti. Crediamo di essere pronti a dare la vita, ma poi la paura di perdere qualcosa di importante per noi, ci blocca, sperimentiamo il buio.
Di fronte alle parole e ai gesti dell’amore di Gesù, la comunità scopre che proprio nel cuore degli stessi chiamati abita il tradimento, ma scopre contemporaneamente l’amore fedele di Dio e la potenza della parola di Gesù, della sua passione. Come Giovanni chiniamo il capo sul petto di Gesù, mangiamo con lui lo stesso pane, viviamo tempi di preziosa intimità con il Maestro. Questo, assieme all’aiuto dei fratelli, nel momento del dono ci renderà più forti grazie alla sua forza e più liberi grazie alla sua libertà.
Dalla prima lettera di Santa Chiara a Sant’Agnese di Praga [FF 2864]
O povertà beata! A chi t’ama e t’abbraccia procuri ricchezze eterne. O povertà santa! A quanti ti possiedono e desiderano, Dio promette il regno dei cieli, ed offre in modo infallibile eterna gloria e vita beata. O povertà pia! Te il Signore Gesù Cristo, in cui potere erano e sono il cielo e la terra, il quale disse e tutto fu creato, si degnò abbracciare a preferenza di ogni altra cosa! Disse egli, infatti: Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli del cielo i nidi, ma il Figlio dell’uomo, cioè Cristo, non ha dove posare il capo, ma chinato il capo rese lo spirito.
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