Domenica 9 giugno 2019, PENTECOSTE
Dal Vangelo
Giovanni 14,15-16.23b-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Dalle Fonti
Leggenda dei tre compagni 54: FF 1463
Ottenuta dunque l’investitura da parte del Papa, andando Francesco per città e castelli, cominciò a predicare dappertutto con più grande impegno e sicurezza, non ricorrendo a persuasivi ragionamenti fondati sulla sapienza umana, ma basandosi sulla dottrina e sulla virtù dello Spirito Santo (1Cor 2,4ss), annunziando con fiducia il regno di Dio (At 4,29). Era un evangelizzatore della verità, fatto forte dall’autorità apostolica. Non ricorreva all’adulazione, sprezzava il bel parlare. Quella che proponeva agli altri nelle sue esortazioni, era innanzi tutto sua vissuta convinzione personale; così era in grado di annunziare sinceramente la verità.
Alla vita
Il brano odierno della Leggenda dei Tre Compagni attualizza in modo mirabile il testo giovanneo. Francesco si lascia guidare ed istruire dall’azione dello Spirito, così come Gesù aveva promesso ai Suoi nel Suo discorso testamentario: “Lo Spirito vi insegnerà e ricorderà ogni cosa”. E’ interessante l’annotazione delle Fonti: Francesco riesce a fare spazio allo Spirito e alla sua virtù perché rinuncia a qualsiasi altra fonte di possibile sicurezza umana, come la manipolazione (non ricorreva all’adulazione) o lo sfoggio di arti retoriche (sprezzava il bel parlare). Quando siamo disposti a lasciar andare gli ormeggi dei nostri sistemi di difesa e ci confrontiamo serenamente con la nostra povertà e miseria, allora lo Spirito ha possibilità di agire con potenza. E’ una dinamica che Paolo conosceva bene tanto da portarlo ad affermare senza paura: “Quando sono debole, è allora che sono forte”. La capacità di stare sulla propria povertà e il conseguente sperimentare la forza dello Spirito, genera un profondo e sereno senso di libertà interiore. Ma se vogliamo coprire o non vedere il nostro limite, negandolo o proiettandolo all’esterno di noi, allora diveniamo schiavi dei nostri stessi meccanismi difensivi e cadiamo nell’errore di pensare che la diffusione della Parola dipenda dalle nostre capacità persuasive. La manipolazione, anche se sembra ottenere risultati e successi, è sempre sintomo di una grande insicurezza.
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