Ci chiama a sé
Mercoledì II Settimana di Quaresima
Ger 18, 18-20 Sal 30 Mt 20,17-28
Voi non sapete quello che chiedete. Infatti, i discepoli esprimono i loro desideri, ma non sanno cosa stanno dicendo e non capiscono i pensieri del Maestro. Gesù parla di una gloria, quella di Dio che, per tanto amore, si consegna totalmente nelle mani degli uomini. I discepoli fantasticano su altre “glorie”, quelle del mondo: il desiderio di primeggiare, di avere potere e di dominare sugli altri. Gesù accoglie anche queste contraddizioni. Invece di sdegnarsi, ci chiama a sé, con pazienza: desidera che conosciamo bene gli angoli bui del nostro cuore, per poterli “esporre” a quell’unica luce benefica capace di rischiarare e guarire. La sua Parola e il dialogo confidente con Lui sono questa luce. Rischiarano gli eventi della vita, le relazioni, le parole da dire, le scelte da fare. Alla luce della Parola e della preghiera, ogni cosa si illumina nella sua verità. Così pian piano impariamo a chiedere ciò di cui il cuore ha veramente bisogno.
Alle tue mani affido il mio Spirito, Signore.
Dalla Vita Seconda di Tommaso da Celano [FF 732]
Francesco disse: “Signore, i miei frati proprio per questo sono stati chiamati Minori, perché non presumano di diventare maggiori. Il nome stesso insegna loro a rimanere in basso ed a seguire le orme dell’umiltà di Cristo, per essere alla fine innalzati più degli altri al cospetto dei Santi. Se volete che portino frutto nella Chiesa di Dio, manteneteli e conservateli nello stato della loro vocazione, e riportateli in basso anche contro loro volontà”.
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