Come si fa una festa?
Giovedì IV Settimana del Tempo Ordinario
Eb 12,18-19.21-24 Sal 47 Mc 6,7-13
La prima lettura ci ricorda il privilegio di essere entrati nell’intimità divina: questo suscita gioia, perché siamo fatti per questa “adunanza festosa”, per questa pace, per questo amore luminoso. Gesù infatti chiama a sé: molto bella questa espressione, chiama vicino per mandare lontano, per aprire a ciascuno orizzonti inaspettati di evangelizzazione. Il vangelo stesso esplicita gli ingredienti di questa festa: fraternità, povertà, libertà da ogni paura, coscienza nella missione ricevuta e fede nella forza divina del vangelo.
Le differenze con il racconto dell’evangelista Matteo ci offrono qualche spunto di riflessione in più. In Marco Gesù vieta il pane: non è infatti Gesù stesso il loro pane (cfr. Mc 8,14)? Marco inoltre permette sandali e bastone: forse sta richiamando il necessario previsto per la Pasqua (cfr. Es 12,11): per dire che l’annuncio riguarda il pane vivo, Gesù Risorto e la sua gioia. Inoltre Marco sottolinea la possibilità del rifiuto di questo annuncio, proprio come è avvenuto per Gesù… per questo ci richiama spesso a sé. Gesù sa che la missione è anche impegnativa e possiamo appesantirci di cose inutili, poco festose.
Grazie Signore Gesù del tuo invito!
Dalla Vita Prima di Tommaso da Celano [FF 356]
Francesco, udendo che i discepoli di Cristo non devono possedere né oro, né argento, né denaro, né portare bisaccia, né pane, né bastone per via, né avere calzari, né due tonache, ma soltanto predicare il Regno di Dio e la penitenza, subito, esultante di spirito Santo, esclamò: “Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!”. S’affretta allora il padre santo, tutto pieno di gioia, a realizzare il salutare ammonimento; non sopporta indugio alcuno a mettere in pratica fedelmente quanto ha sentito.
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