Piste di atterraggio
Mercoledì I Settimana del Tempo Ordinario
Eb 2,14-18 Sal 104 Mc 1,29-39
San Bernardo e compagni, protomartiri
Gesù esce dalla sinagoga ed entra subito in una casa, luogo della quotidianità, dell’accoglienza e delle relazioni. Anche dopo il Natale, non ci stanchiamo di stupirci, contemplando il mistero dell’Incarnazione: Dio non rimane lontano, non è più in un luogo esclusivo e inaccessibile, ma squarcia i cieli e scende (cfr Is 63,16). Il Verbo di Dio si fa carne per raggiungere l’uomo in casa, e in qualunque “luogo” della sua vita. Il Figlio dell’Altissimo entra nella storia del mondo e di ognuno di noi, nella storia così com’è, bella o banale, felice o ferita, per trasformarla, darle senso, pienezza, con il suo amore straordinario. Proprio l’infermità di questa donna diviene il luogo dell’incontro con Gesù, che si fa vicino, si china, guarisce, risolleva, libera. Anche ciò che non vorremmo mai, o quantomeno ciò che sembra meno “presentabile” agli occhi altrui, il Signore Gesù ne fa la casa della redenzione e della salvezza. La nostra fragilità, la nostra incompiutezza, dice il biblista don Fabio Rosini, “diviene la pista di atterraggio della Grazia”.
“Eppure tu vedi l’affanno e il dolore. Tutto tu guardi e prendi nelle tue mani. (Sal 10,35)
Dal Trattato dei Miracoli di Tommaso da Celano [FF 823]
La nostra Religione (…) è la fecondità della donna sterile, generazione di una discendenza con tante ramificazioni. Non si sostiene con cantine ricolme, dispense abbondantemente fornite, amplissimi poderi, ma dalla stessa povertà per la quale si rende degna del cielo, viene meravigliosamente alimentata nel mondo. O debolezza di Dio, più forte dell’umana fortezza, che porta gloria alla nostra croce e somministra abbondanza alla povertà!
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