Rinascere dalla Resurrezione
Sabato XXXIII Settimana del Tempo Ordinario
Ap 11,4-12 Sal 144 Lc 20,27-40
Santi Andrea Dung-Lac e compagni
Il banale trabocchetto teso dai sadducei a Gesù ci regala una sua parola potente che contiene un’espressione molto bella: “figli della risurrezione”.
Di fronte alla mentalità ellenista era necessario chiarire che «risurrezione» non significa rianimazione di un cadavere o prolungamento della vita terrena, o fotocopia abbellita dell’esistenza presente. Si tratta invece di una vita nuova, ove entra tutto l’uomo vivente, non solo lo spirito, ma anche la sua carne trasfigurata.
Certamente ci si riferisce al mondo che si apre dopo la morte. Ma è una bellissima realtà che ci riguarda già oggi: siamo chiamati a vivere già oggi per la vita eterna, perché questa comincia già qui su questa terra, nell’unione con Dio.
Se sono figlio della risurrezione significa che “nasco” da essa: cosa significa per la mia vita? Cosa domanda di lasciar trasformare in me? Nascere dalla risurrezione cambia le nostre prospettive: trasforma tante realtà in relative, mentre spesso ci assorbono senza buoni frutti. Nascere dalla risurrezione vuol dire elevare mete e cuore a superare i ragionamenti umani ed accogliere la novità del vangelo.
Signore Gesù, Dio dei vivi, fa’ che impariamo ad essere “figli della risurrezione” e a confidare nella tua bontà e nella tua potenza.
Dalla Regola non bollata [FF 55]
E questa o simile esortazione e lode tutti i miei frati, quando a loro piacerà, possono annunciare ad ogni categoria di uomini, con la benedizione di Dio: Temete e onorate, lodate e benedite, ringraziate e adorate il Signore Dio onnipotente nella Trinità e nell’Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, creatore di tutte le cose.
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