Non più tempio, ma santuario
Venerdì XXX Settimana del Tempo Ordinario
1Cor 3,9-11.16-17 Sal 45 Gv 2,13-22
Dedicazione della Basilica Lateranense (madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe), Festa.
Gesù sta andando a Gerusalemme e, trovando persone che non pregano ma che commerciano, compie un atto profetico, di purificazione, rompendo con la tradizione. Rovescia tutto il commercio perché la casa del Padre non deve essere un emporio, un luogo di guadagno. Si arrabbia in particolare con i venditori di colombe, perché le colombe erano l’offerta dei poveri, sfruttati nel luogo Santo! Atto profetico che i discepoli rileggeranno come tale citando il salmo 69: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà”. Lo zelo è avere cura delle cose sante, delle cose che valgono e richiede di buttare via qualcosa, richiede la purificazione. Ora, questo avviene non più attraverso l’offerta di beni, ma attraverso l’adesione a Gesù! Con l’offerta del suo corpo, c’è stato il passaggio dal tempio di pietra al tempio di carne. L’evangelista Giovanni usa due verbi distinti: ierón, Tempio, che è l’intera area sacra e naós, che è il santuario di questo tempio, inteso come residenza di Dio. Santuario ora è Gesù, vero luogo dove Dio irradia misericordia e compassione. È il luogo che va incontro alle persone, soprattutto agli esclusi, luogo dove non si chiedono offerte ma dove è Lui ad offrire amore a tutti gli uomini. San Paolo ci ricorda che anche noi, in Gesù, siamo chiamati a custodire lo Spirito di Dio perché siamo suo santuario!
Signore, grazie per la Chiesa e per le chiese che ci accolgono per riunirci nel tuo nome! Donaci di averne sempre cura e rispetto.
Dalla Leggenda di Santa Chiara [FF 3165]
Anche le lusinghe della carne disprezza e si propone di tenersi lontana dal talamo di colpa, desiderando di fare del suo corpo un tempio per Dio solo.
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