Vergogna e gioia
Lunedì XXX Settimana del Tempo Ordinario
Ef 4,32-5,8 Sal 1 Lc 13,10-17
Il miracolo di Gesù, compiuto proprio in giorno di sabato, e ancor più la sua replica al capo della sinagoga, hanno lo scopo di rivelare l’ipocrisia del nostro cuore, perché possiamo tornare a “stare dritti”, a camminare a testa alta, come veri figli di Dio. Di fronte alle parole di Gesù, “la folla esultava di gioia mentre i suoi avversari si vergognavano”. La Parola di Dio ci pone davanti alla Verità, a volte anche con durezza, ma sempre con carità. Alla luce della Parola possiamo, infatti, riconoscere le situazioni in cui manchiamo il bersaglio e percorriamo una via di falsità, magari nell’illusione di essere nel giusto.
Allora, se a volte la Parola ci fa vergognare, perché riconoscendo la verità ci ritroviamo più vicini ai nemici di Gesù che a Gesù stesso, rallegriamoci, e ringraziamo il Signore, perché dall’umiliazione viene l’umiltà, dall’umiltà la gioia di riconoscersi amati e guariti.
Beato l’uomo che non resta nella via dei peccatori,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia.
Dalle Ammonizioni [FF 177]
Dove è carità e sapienza,
ivi non è timore né ignoranza.
Dove è pazienza e umiltà,
ivi non è ira né turbamento.
Dove è misericordia e discrezione,
ivi non è superfluità né durezza.
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