Mitezza benedetta
Martedì della XIX Settimana del Ttempo ordinario
Ez 2,8-3,4 Sal 118 Mt 18,1-5.10.12-14
San Massimiliano Kolbe, Martire
Gesù, accogliendo la domanda dei discepoli: “chi è più grande nel regno dei cieli?” ci dona almeno tre luci per vivere con gioia cristiana. Tre luci che sono atteggiamenti concreti di mitezza: convertirsi, diventare piccolo, accogliere nel suo nome.
Convertirsi, cioè imparare a guardare la vita con l’umiltà di Gesù, gli altri con i suoi stessi sentimenti.
Diventare piccolo, dice l’evangelista Matteo: non tornare piccolo o fare i piccoli. Ma “diventare” bambini da adulti significa decidere di abbandonare il nostro egoismo e le nostre autosufficienze per scegliere di amare alla scuola di Gesù, unico Maestro.
Infine accogliere, ma ciò che è centrale è “nel mio nome”: non ci può essere fraternità al di fuori di lui. È nel nome di Gesù, morto e risorto, che impariamo ad essere figli che cercano il Regno di Dio.
Ci affidiamo oggi all’intercessione di san Massimiliano Kolbe e di Maria, nostra madre, perché possiamo anche noi abbandonarci al tenero amore del Padre che sempre ci viene a cercare per invitarci ad amare come lui.
Dalla Leggenda maggiore di san Bonaventura [FF 1134.1135]
La vera pietà, che, come dice l’Apostolo, è utile a tutto aveva riempito il cuore di Francesco, compenetrandolo così intimamente da sembrare che dominasse totalmente la personalità di quell’uomo di Dio.
Affermava che questo ufficio della pietà è più gradito di ogni sacrificio al Padre delle misericordie, soprattutto se viene adempiuto con zelo dettato da carità perfetta, per cui ci si affatica in esso più con l’esempio che con la parola, più con le lacrime della preghiera che con la loquacità dei discorsi.
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