Gesù chiede lo spazio che dona
Venerdì VI Settimana di Pasqua
At 18,9-18 Sal 46 Gv 16,20-23
Il Vangelo oggi inizia come si è concluso ieri: “la vostra tristezza si cambierà in gioia”. Quanta attenzione ha Gesù per noi: prepara la strada interiore per accogliere il mistero dell’ascensione che stiamo per celebrare, che non è mistero di separazione, ma di presenza più profonda. Penso che la parola di oggi ci provochi la domanda che è stata di Maria: “come può avvenire questo? Come può avvenire la gioia della tua presenza in me?”. Oggi la risposta appare tanto limpida ascoltando Gesù. Lui sa che la sua morte è ormai prossima e, proprio nel momento più duro per lui, più combattuto, non pensa a sé e si preoccupa di rassicurare i suoi. Gesù dona tutto se stesso, Gesù si apre a noi perché il suo orizzonte è tutto verso il Padre suo. Non a caso cerca di farci capire con l’immagine del parto. Il “non aver paura” che dice a san Paolo e a ciascuno di noi è un “non temere di lasciarmi spazio, non temere di farmi entrare nella tua vita, non temere che possa sconvolgerla”. Gesù ci dice, in parole e opere, che la gioia della sua presenza è reale in noi quando accogliamo di essere gravidi unicamente della sua Parola, grazie alla forza dello Spirito che spinge oltre le nostre resistenze ad amare tutti con la gratuità di Gesù.
Maria, insegnaci ad accogliere e amare Gesù facendo come lui.
Dalla Leggenda dei Tre Compagni [FF 1403]
E da quell’ora smise di adorare se stesso, e persero via via di fascino le cose che prima amava. Il mutamento però non era totale, perché il suo cuore restava ancora attaccato alle suggestioni mondane. Ma svincolandosi man mano dalla superficialità, si appassionava a custodire Cristo nell’intimo del cuore, e nascondendo allo sguardo degli illusi la perla evangelica, che intendeva acquistare a prezzo di ogni suo avere, spesso e quasi ogni giorno s’immergeva segretamente nell’orazione. Vi si sentiva attirato dall’irrompere di quella misteriosa dolcezza che, penetrandogli sovente nell’anima, lo sospingeva alla preghiera perfino quando stava in piazza o in altri luoghi pubblici. Aveva sempre beneficato i bisognosi, ma da quel momento si propose fermamente di non rifiutare mai l’elemosina al povero che la chiedesse per amore di Dio, e anzi di fare largizioni spontanee e generose.
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