Giovedì V Settimana di Quaresima
Gen 17,3-9 Sal 104 Gv 8,51-59
“Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno” (Gv 11,23)
Questo capitolo 8 di Giovanni inizia con una donna che deve essere lapidata e che invece, rimasta sola con Gesù, riceve in dono l’annuncio del vero volto di Dio, che è misericordia e perdono. Così inizia una vita nuova. Il capitolo poi finisce con il tentativo dei giudei di lapidare Gesù. Questo accade dopo che lui dice: “Io sono”, appellativo riservato a Dio solo. A chi crede alla sua parola, Gesù promette che non sperimenterà la morte in eterno. E la vita eterna non è forse la conoscenza del vero volto del Padre, Dio-amore? Ogni peccato è allontanarsi da questo vero volto, è un’immagine falsata di Dio, una bugia che rende schiavi e incapaci di amare.
«Il motivo della composizione del Cantico, per Francesco, è che Dio è “il Padre di Gesù Cristo”, colui che in Gesù si è mostrato misericordia e amore per l’uomo. Nel Cantico (…) Dio si offre allo sguardo dell’uomo dandogli notizie sicure della sua vicinanza e del suo amore, notizie che stupiscono, offrendo motivi plurimi per giungere alla lode del Creatore e del Salvatore. Non è il Dio che suscita timore o terrore per il giudizio, minaccia per l’uomo. Ma è stupore e lode per le meraviglie di grazia da Lui operate nella creazione e nella storia. Quando sentiamo ripetere tante volte “mii Signore”, è come se Francesco dicesse: questo, e solo questo è il volto del “mio Dio”, quello che ho incontrato, che fa gioire il mio cuore e che voglio annunciare. Non diceva “mio” per nessuna realtà, eccetto che per Dio: l’unica “cosa” che possiede, il Dio della lode che dà letizia al cuore». [P. Maranesi, Il Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi: via di lode al Signore della vita]
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