Lc 11,29-32

Mercoledì I Settimana di Quaresima

Gn 3,1-10   Sal 50   Lc 11,29-32

Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore, perché sono misericordioso e pietoso. (Gl 2,12-13)

L’evangelista Luca, pochi versetti prima, ci spiega che il segno chiesto a Gesù non è un desiderio sincero, ma una provocazione mossa da ipocrisia e sospetto, lanciata solo per metterlo alla prova (cf. 11,16). Per questo la sua risposta ora è ferma: cerca di risvegliare le coscienze e favorire nei cuori verità e fiducia. Gesù propone un segno diverso, discreto: l’adesione umile e sincera della fede in Dio. Chi si aspetta segni spettacolari è deluso. Ma c’è un dato storico che ci fa capire meglio le sue parole: secondo la tradizione, è compito di Israele giudicare le nazioni alla fine dei tempi. Qui Gesù spiazza tutti, ribaltando convinzioni e supponenze. La regina del sud, gli abitanti di Ninive, sono stranieri, gente anonima, considerata impura. Gesù cita loro per dirci che la salvezza è un dono per tutti coloro che la cercano con sincerità. Israele l’ha rifiutata, altri popoli l’hanno accolta: non arriva nel cuore di chi è pieno di sé, ma all’umile che sa di aver bisogno, al semplice che sa affidarsi. Lo stile del regno è pieno di sorprese!

“Vivere lo spirito di Assisi non significa un “abbracciamoci” generale, ma essere uomini e donne evangeliche che sanno vivere nella complessità del mondo di oggi. Anche per Francesco vivere secondo la forma evangelica non fu semplice, senza fatica, senza disciplina, senza lavoro su di sé, senza rinuncia, senza tagli, senza correzioni, senza riflessione, senza preghiera. Francesco dovette fare violenza a sé stesso e cambiare vita radicalmente. Solo la somiglianza a Cristo sino alle stigmate lo rese “missionario” in un mondo che era in rapido mutamento, in una Chiesa ancora “muta” (…) Aveva intuito una verità profondamente evangelica: l’universalità parte sempre dai poveri, dagli ultimi. Questa fraternità è ciò che lui stesso vive e che propone ai suoi frati”. (Mons. Vincenzo Paglia, San Francesco, Fratello universale)

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ARTICOLO DI: Comunità francescana delle sorelle

“Siamo sorelle francescane... Sorelle perché condividiamo la gioia della consacrazione totale della nostra vita a Dio, vivendo insieme in comunità. Nell'apostolato e nella laicità della vita ordinaria, desideriamo essere sorelle di tutti testimoniando e aiutando a conoscere la consolazione di Dio per ciascuno. Francescane perché ci piace e cerchiamo di imitare il modo semplice e radicale di seguire il Signore Gesù che San Francesco e Santa Chiara ci hanno indicato. "Pane e Parola" è una preghiera che abbiamo scelto di vivere accanto alle lodi mattutine. Il Vangelo del giorno, pregato e meditato comunitariamente davanti a Gesù Eucaristia, è per noi il mandato quotidiano che ci incoraggia e sostiene nel vivere la nostra vocazione. Nello spirito di comunione e collaborazione con i frati, accogliamo volentieri l'invito a condividere il testo che prepariamo ogni giorno per questa preghiera. www.comunitasorelle.org”

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