Mercoledì V Settimana del Tempo Ordinario
Gen 2,4-9.15-17 Sal 103 Mc 7,14-23
“Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo” (Mc 7,20)
Il primo passo per guarire da un male sta nel riconoscere la causa che lo ha scatenato. Così Gesù, nel suo desiderio di muovere a conversione i suoi discepoli, rivela ciò che davvero rende impuri. La verità, rivela Gesù, è che la base della vera osservanza, ancora una volta, è il cuore. Sono i sentimenti che minacciano le relazioni, e non i rituali esteriori, anche se legati al culto. Se si vuole rimuovere ciò che ostacola la relazione con Dio, vanno svelate le intenzioni, così da cogliere il significato vero dell’agire. Ed è significativo che Gesù indichi tutti atteggiamenti che rompono prima di tutto la relazione fra gli uomini: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20).
Dalla Lettera a un ministro [FF 234]
Io ti dico, come posso, per quello che riguarda la tua anima, che quelle cose che ti impediscono di amare il Signore Iddio, e ogni persona che ti sarà di ostacolo, siano frati o altri, anche se ti percuotessero, tutto questo devi ritenere come una grazia.
“Il ministro […] con buona probabilità aveva chiesto a Francesco di potersi ritirare in un eremo, adducendo quale ragione il fatto che quei contrasti non lo aiutavano ad amare Dio, anzi gli erano di impedimento. Francesco, invece, gli additò una via diversa: non la separazione dai fratelli, ma un’immersione totale nella fraternità, priva d’ogni difesa e d’ogni attesa nei riguardi degli altri […]. Alla tentazione della fuga, Francesco rispondeva con un invito alla lotta: una lotta rivolta unicamente contro se stessi, che richiedeva l’abbandono di qualunque strategia difensiva – offensiva e difensiva – tesa alla propria salvaguardia”.
(Da Dio non si stanca di perdonare: verità e misericordia nell’insegnamento di Francesco d’Assisi, di F. Accrocca)
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