Venerdì III Settimana del Tempo Ordinario
Eb 10,32-39 Sal 36 Mc 4,26-34
San Giovanni Bosco, memoria
“Quando viene seminato, cresce” (Mc 4,32)
Ascoltiamo oggi le sole due parabole del Vangelo di Marco che hanno a tema il Regno di Dio. In esse l’attenzione ruota attorno a tre soggetti principali: l’uomo, il seme e la terra. Nella prima parabola, l’uomo dà inizio a tutto gettando il seme, poi attende con pazienza e saggezza, così da riconoscere il tempo opportuno in cui mietere. Il seme, infatti, segue sei tappe, dal germoglio al frutto. Senza un’ulteriore azione, quella della mietitura appunto, tutto sarebbe vano. La terra, luogo che accoglie e sostiene, permette a tutta la potenzialità vitale del seme di manifestarsi. Così, nella seconda parabola, che rileva la tensione tra piccolezza e grandezza, è proprio la terra il luogo fecondo dove si realizza il passaggio dal piccolo al grande, dove il dono ricevuto restituisce molto di più. La conclusione aiuta a rilegare tutti gli elementi. Lo stare in intimità con Gesù, in disparte con lui, permette alla Parola accolta di mettere radici in profondità ed esprimere sempre meglio la sorgente di vita nuova che porta in se stessa.
Con Francesco d’Assisi
[Francesco era] un uomo ricco di doti naturali, cortese e, sotto tanti aspetti, anche delicato. Attento alla propria immagine, proteso verso gli amici, poco riguardoso nei confronti dei genitori, che pure gli permettevano di spendere largamente; generoso e gioviale, certo, ma anche desideroso di stupire e far parlare di sé; buono, ma essenzialmente centrato su se stesso. Con la sua disponibilità a Dio è diventato quel che è diventato, lottando spesso con la propria indole naturale. Non lamentiamoci troppo, perciò, di noi stessi e impariamo ad amarci per quello che siamo: è con questa nostra umanità, limitata e – spesso – ferita, che Dio vuol fare grandi cose.
(Da Francesco, un nome nuovo: vita di un uomo santo, di F. Accrocca)
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