Mercoledì III Settimana del Tempo Ordinario
Eb 10,11-18 Sal 109 Mc 4,1-20
“Ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto” (Mc 4,20)
Iniziamo oggi ad ascoltare il primo dei due grandi discorsi presenti nel Vangelo di Marco. In questo Gesù parla in parabole. La parabola è “una modalità comunicativa che chiama in causa la responsabilità dell’uomo. Attraverso le parabole si attua una comunicazione indiretta del Vangelo che va decifrata alla luce del mistero pasquale di passione, morte e risurrezione” del Signore (G. Perego). Nella parabola del seminatore, Gesù descrive quello che sta accadendo e che i suoi discepoli hanno iniziato a sperimentare: la Parola di Dio, annunciata da Gesù, è accolta da alcuni (le folle) ma ostacolata da altri (gli scribi e i capi del popolo). Nel racconto, a tre esperienze di insuccesso dove tre terreni non producono frutto, seguono tre esperienze di successo in cui il terreno restituisce trenta, sessanta, cento volte tanto. E, sottolinea Gesù nella spiegazione, tutto questo dipende dal rapporto tra il seme e il terreno in cui cade. Il seme è buono e donato con generosità. Quello che fa differenza è la disponibilità del terreno ad accoglierlo, farlo scendere in profondità e portarlo a dare frutto.
Dalla Leggenda maggiore [FF 1051-1052]
Un giorno sentì recitare il brano del Vangelo in cui Cristo, inviando i discepoli a predicare, consegna loro la forma di vita evangelica, dicendo: Non tenete né oro, né argento, né denaro nelle vostre cinture, non abbiate bisaccia da viaggio, né due tuniche, né calzari, né bastone. Questo udì, comprese e affidò alla memoria l’amico della povertà apostolica e subito, ricolmo di indicibile letizia, esclamò: «Questo è ciò che desidero; questo è ciò che bramo con tutto il cuore!». Si toglie i calzari dai piedi; lascia il bastone; maledice bisaccia e denaro e, contento di una sola tonachetta, butta via la cintura e la sostituisce con una corda e mette ogni sollecitudine del cuore per vedere come realizzare quanto ha sentito.
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