Martedì III Settimana del Tempo Ordinario
Eb 10,1-10 Sal 39 Mc 3,31-35
San Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa – memoria
“Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,7)
Dopo la disputa con gli scribi, Marco ci presenta Gesù alle prese con i suoi familiari, che lo cercano – letteralmente “esigono”, “reclamano” -, in virtù del legame di sangue. Ma Gesù ridefinisce la sua famiglia a partire dalla chiamata che ha ricevuto, dalla Parola che orienta ogni sua scelta: essere figlio amato del Padre. Cristo, infatti, entrando nel mondo dice: “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”. Riecheggia il fiat di Maria: “Ecco la serva del Signore”.
Si scioglie così la possibile difficoltà di trovare anche la madre tra i parenti che Gesù sembra tenere a distanza. Gesù non sta mettendo fuori suoi, ma sta rivelando una forma nuova di fraternità e figliolanza, più forte di quella del sangue. Una fraternità e una figliolanza offerta a tutti coloro che, come Maria, ascoltano la Parola e la mettono in pratica.
Dalla Lettera ai fedeli [FF 178/2-3]
Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli. Siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri. Oh, come è glorioso, santo e grande avere nei cieli un Padre! Oh, come è santo e come è caro, piacevole, umile, pacifico, dolce, amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e un tale figlio, il Signore nostro Gesù Cristo.
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