Lunedì, feria propria del 23 dicembre
Ml 3,1-4.23-24 Sal 24 Lc 1,57-66 Leviamo il capo: è vicina la nostra salvezza (Sal 24)
Nella tradizione ebraica, era sempre il padre ad imporre il nome al figlio. Perché era segno della consegna della Torah, cioè l’eredità della fede. Nella famiglia di Zaccaria quindi si accoglie qualche novità, si sovverte qualche tradizione. Sarà Elisabetta a decidere, lei che aveva già intuito la missione di questo figlio speciale. Con Gesù la tradizione, anche quella religiosa, deve lasciare spazio alla novità, come il silenzio di Zaccaria alla voce di Dio. C’è forse uno spazio da fare alle novità che Dio vuole portare anche nella nostra vita? Forse è necessario zittire qualche abitudine (“ho sempre pensato così”), oppure le aspettative di altri (“…nessuno della tua parentela si chiama con questo nome!”). Il Signore aspetta una nostra umile e ferma disponibilità, per portare gioiosa novità anche in noi.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 500] Francesco allontanava da sé tutte le preoccupazioni che gli potevano essere di ostacolo e reprimeva il frastuono delle considerazioni umane, e pur dovendo, a causa della malattia, temperare necessariamente l’antico rigore, diceva: «Cominciamo, fratelli, a servire il Signore Iddio, perché finora abbiamo fatto poco o nessun profitto!». Non credeva di aver conquistato il traguardo e, perseverando instancabile nel proposito di un santo rinnovamento, sperava sempre di poter ricominciare daccapo.
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